I bonus benzina nel 2023 avranno ulteriori specifiche, specialmente per ciò che riguarda l’ambito contributivo e fiscale. Di cosa si tratta
Il caro benzina ha messo in seria difficoltà numerose famifglie. Da quando è stato deciso lo stop al tagli odelle accise per i carburanti, i prezzi sono tornati alle stelle. Contemporaneamente, i distributori di benzina sono obbligati ad esporre il prezzo medio settimanale oltre che il prezzo dell’esercizio commerciale, per dare ai consumatori uno strumento in più per difendersi dalla speculazione. Tuttavia questa misura ha creato diverso malcontento nei benzinai e fornitori, che in seguito a sciopero hanno pattuito un punto d’incontro con il ministero del made in Italy. Allo stesso tempo la popolazione ha la possibilità di ricevere i bonus benzina.
Ma non tutti. E soprattutto non è una misura pubblica ma affidata alla “buona volontà” delle ditte private che possono utilizzarlo come benefit aggiuntivo per i propri dipendenti. Dunque niente richiesta o ISEE, solo la speranza che il datore di lavoro sia magnanimo.
Il bonus benzina dunque rientrerebbe in benefit aziendali, nella misura massima di 200 euro a lavoratore. Come molti altri bonus, anche quello relativo alla benzina non concorre alla formazione del reddito. Ciò significa che è esente dalla tassazione e dagli oneri fiscali. Allo stesso tempo, definizioni recenti del decreto attuativo, hanno specificato che anche se non contribuisce alla formazione del reddito non può essere esente dagli oneri contributivi. Ciò significa che deve essere calcolato ai fini contributivi, con relative trattenute, che secondo Repubblica.it corrispondono circa al 30% per le aziende e poco più del 9% per i lavoratori.
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Dunque niente tasse ma contributi sul bonus benzina, che quindi in qualche modo figura come reddito da lavoro. Questa specifica, introdotta in un decreto sui carburanti, è stata approvata dalla Camera ed ora è al vaglio del Senato. Si ricorda che per i distributori che non rispetteranno l’obbligo di esposizione dei prezzi medi al livello nazionale affianco a quelli praticati, è prevista una sanzione tra i 200 euro ed i 2mila euro. Infrazione che se reiterata, comporta anche la sospensione dell’esercizio commerciale per qualche giorno.